Il massiccio del Gran Paradiso, con la sua omonima vetta di oltre 4000 mt, si trova nelle Alpi Graie tra i comuni di Valsavarenche e Cogne ed ospita il Parco Nazionale più antico d’Italia. Ufficialmente istituito nel 1922, il parco copre un territorio compreso tra la Valle d’Aosta e il Piemonte, in particolar modo il Canavese e trova nello stambecco il suo simbolo. Questo animale sembrava infatti completamente estinto in Europa agli inizi del XIX secolo perché oggetto di una caccia sfrenata trainata sia dal valore della sua carne che da quello delle sue corna, considerate ambito trofeo. Nel 1821 fu Carlo Felice a proibirne la caccia e a salvarlo dall’estinzione, anche se le sue motivazioni non erano propriamente legate ad uno spirito di salvaguardia della specie ma bensì da mere speculazioni venatorie. Nel 1856, anche Vittorio Emanuele II fu particolarmente attratto da questi territori e decise di appropriarsene per creare la Riserva Reale di caccia, decisione che portò nuove infrastrutture e pertanto benessere alle popolazioni locali. Molte delle mulattiere costruite per agevolare gli spostamenti del re tra un’area e l’altra della riserva, sono ancora percorribili oggi. L’ultima battura di caccia reale si tenne nel 1913 e nel 1919, Vittorio Emanuele III cedette i territori reali allo Stato con la richiesta che venisse istituito un parco a tutela e salvaguardia della flora e della fauna.
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Oggi il parco copre più di 70.000 ettari e rappresenta un vero paradiso con le sue splendide vallate solcate da fiumi, boschi, praterie, alpeggi, e ghiacciai, in cui gli vivono molte specie animale allo stato libero come il camoscio, lo stambecco, l’aquila reale e molti altri. La valle Orco, ad esempio, è meta prediletta per escursioni a piedi, trekking e arrampicate proprio per la sua conformazione geologica, particolarmente adatta a queste attività, e per essere anche il punto di collegamento tra Pont Canavese e il meraviglioso Nivolet, uno dei più interessanti altopiani alpini. Ricordiamo anche il Lago di Ceresole con le sfumature di paesaggi che si possono ammirare percorrendo il sentiero ad anello tracciato per un turismo sostenibile o il Santuario di Pranscondù, meta annuale di pellegrinaggio religioso.
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La Valle Soana, considerato luogo incontaminato, ospita piccole comunità dove ancora si conservano le tradizioni di un tempo e in cui è ancora possibile sentir parlare il Patois, tipico dialetto franco-provenzale. Il suo celebre Santuario di Besso, che sorge nel cuore di una imponente roccia monolitica alta 60 metri, è certamente meta da non perdere, così come l’anfiteatro di Forzo, che con le sue suggestive colate di ghiaccio attira gli amanti dell’arrampicata.
La rete sentieristica del parco copre oltre 500 km attraverso le cinque valli comprese al suo interno offrendo di fatto la possibilità di svolgere diverse attività dalle escursioni guidate a piedi ad itinerari cicloturistici fino alle arrampicate per tutti i livelli e ad attività invernali come lo sci. Dal 2003, con il progetto “a piedi tra le nuvole”, la promozione di una mobilità più sostenibile ha intensificato l’organizzazione di eventi ed iniziative volte alla salvaguardia della natura ma anche ad una maggiore fruizione del territorio, rispettosa dei meravigliosi luoghi, del suo ecosistema e dei suoi villaggi tradizionali.
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